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Van Gogh - allestimento con coro

Van Gogh - allestimento con coro   Van Gogh - allestimento con coro

Debutta a Palermo nel 1994 per “La macchina dei sogni”, quindi per la rassegna Vetrine dell’ETI al Ridotto (poi sala Strehler) del teatro Biondo nel 1995 e nel 1996, col sostegno del Centro Culturale Francese

libero adattamento da ”Van Gogh, il suicidato della società" di Antonin Artaud
testo e regia Maria Teresa de Sanctis

con
Maria Teresa de Sanctis
Bice Messina
Giovanni Martorana
Zaira De Mauro
Vita Accardi
Rosi Vetrano
Vincenzo Vetrano

danzatrice e coreografa
Donatella de Sanctis

vocalist
Ina Rocca

percussioni
Giovanni Li Vigni  

disegno effetti vocali e sonori
Maria Teresa de Sanctis

allestimento e costumi
Maria Teresa de Sanctis

luci
Alberto La Mantia

Sentimenti turbinosi e violenti, i sentimenti di un artista nei confronti di una società sbagliata e malata, responsabile dei mali coi quali il genere umano affligge i suoi simili: questo è quel che anima il testo e che la pièce riporta sulla scena. Nelle parole di Artaud è sempre presente una sorta di consapevolezza cosmica, istintiva e disperata e al tempo stesso fredda e razionale, con la quale questi affronta un destino non suo, quello di Van Gogh, ma che in realtà gli appartiene più  di quanto si possa credere. Una voce di dissenso e di protesta, probabilmente solitaria nei suoi toni così violenti e disperati, toni che tali si mantengono in questo testo costituendone una forza espressiva difficile da eguagliare. È questa forza che costituisce il motivo ad essere dell’adattamento teatrale realizzato. Sulla scena, infatti, al potere di una parola così evocativa e coinvolgente si associa una gestualità assai significativa che da quella parola ha origine, che ora rimane gesto ora diventa danza. L’intento è quello di colpire lo spettatore, nell’animo e nella mente, con la forza derivante dal confronto fra  l’enorme magia della semplice  realtà di Van Gogh pittore  e la vita dell'uomo Vincent, attraverso la figura di Artaud. Artaud, uomo di teatro, attingendo a piene mani dal proprio vissuto, si muove in una dimensione  ormai matura e consapevole di dichiarazione di ineluttabili verità, arricchendo di straordinario vigore il  potere della sua parola. La ricerca di essenzialità e di un’evocazione efficace ma senza orpelli, basata soprattutto sul potere del gesto originato dalla parola, è la  chiave di lettura di questo lavoro. Sulla scena un unico personaggio è Artaud che  fa vivere e sentire  Van Gogh, ben conoscendone i sentimenti di artista non capito e  confinato, per la propria particolare capacità di recepire la realtà,  in un infinito del quale vuole impadronirsi anche la “coscienza bestiale della massa”. E accanto a  Artaud/Van Gogh vi sono:
un'attrice, inquietante presenza silenziosa, "la donna in nero" interprete dell'arroganza, sprezzante di chi detiene il potere; una danzatrice, elemento speculare al precedente le cui movenze stilizzate incarnano simbolicamente cio' che "la donna in nero" rappresenta; un elemento corale, costituito da cinque Artaud/ Van Gogh, che intende rendere viva un'eco delle emozioni, intende essere  una sorta di camera gestuale di risonanza per le vicissitudini dell'anima del diverso, chiunque esso sia, che qui si raccontano.  Effetti vocali e strumentali eseguiti in scena arricchiscono e completano lo spettacolo. 

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