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Piccola, Rosalia ero

Piccola, Rosalia ero   Piccola, Rosalia ero

"Piccola, Rosalia ero"
di Maria Teresa de Sanctis

chi è straniero in un paese, resta straniero sempre 

Testo e regia: Maria Teresa de Sanctis
In scena le attrici: Maria Teresa de Sanctis, Mara Montante e Antonella Rizzo
e la ballerina Donatella de Sanctis
una produzione Gruppo Teatro Totem – Palermo 

Cosa succede ad una bambina di otto anni  se è costretta all’improvviso a lasciare la sua città, la sua vita, senza neppure potere salutare le sue compagne di scuola? Cambierà paese, abitudini, amici e persino il nome, ma la città che porterà con sé nel cuore sarà sempre quella della sua infanzia: Palermo.  Ricordi e un cortile tutto siciliano in un racconto dove anche la danza tesse un sottile ricamo di emozioni.

Siamo sul finire degli anni cinquanta, nel capoluogo siciliano. Il titolare di una sartoria ben avviata, non volendo sottostare alle regole mafiose del “pizzo”,  è costretto a trasferirsi in Francia, a Parigi,  con la moglie e i due figli, una bambina di 8 anni e uno di 6. La piccola Rosalia, questo il nome che la bimba ha in Italia, deve così lasciare la propria terra di origine, eppure il senso di appartenenza alla Sicilia rimane ben vivo in lei e l’accompagnerà per tutta la vita. Nella pièce  la bambina, ora adulta, racconta dei suoi ricordi, di quegli avvenimenti, delle difficoltà della nuova vita per  la sua famiglia in Francia, nonostante tutto una famiglia felice.  La narrazione è vivace e scorrevole, con toni anche comici, grazie al richiamo continuo alla vita siciliana di “cortile” della zia Vita e della sua vicina, entrambe emblema di una Sicilia destinata a non cambiare mai. Così si offre dei fatti anche un’altra prospettiva, quella di chi rimane, accettando quali leggi assodate le regole dei malavitosi, i mafiosi. Il racconto sulla scena prende vita oltre che con Rosalia, zia Vita e la vicina Carmela (le attrici Maria Teresa de Sanctis, anche autrice e regista, Mara Montante e Antonella Rizzo) anche con la danza di Donatella de Sanctis. Da una parte la storia tutta siciliana di una famiglia emigrata, dall’altra la Francia in un momento storico gravido di avvenimenti: la guerra d’indipendenza con l’Algeria e il ’68. Al centro il racconto della sofferenza di chi è costretto a emigrare, sempre la stessa, ieri come oggi, come sempre. E senza colore.

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